“Finché hai un obiettivo, sei giovane.”
Nato ad Osaka nel 1941, Tadao Ando riceve una formazione prettamente artigianale tra le varie botteghe vetraie e di falegnameria della zona. Si forma da autodidatta, senza mai iscriversi all'università, viaggiando per il Giappone, l'Europa, gli Stati Uniti e l'Africa. Torna poi in patria, dove apre il suo studio di architettura, nel 1969. Tra gli Anni Settanta e Ottanta inizia a progettare le prime abitazioni e i complessi residenziali che lo renderanno famoso nel mondo, insieme agli altrettanto famosi progetti religiosi. Queste esperienze fanno emergere i tratti comuni della successiva e intera produzione di Ando: l'importanza del muro come elemento pieno e il ruolo cruciale del cielo, rapporto importante tra geometrie essenziali, luce e natura.
Casa Azuma (1976-1979) riveste a questo riguardo una qual certa importanza: 65 metriquadri di spazi spogli ed essenziali, rivisitazione delle case tradizionali giapponesi. L'austera facciata esterna, la cui unica decorazione è l'aspetto del cemento a vista (particolare che diventa una firma delle opere di Ando) ci presenta una composizione a simmetria assiale con un ingresso al centro. Si tratta di un lungo corpo longitudinale che si sviluppa su due piani, con al centro uno spazio aperto che diventa una corte interclusa. Il fattore che rende questo patio così unico è che non c'è modo di attraversare entrambi i lati della casa senza uscire, senza entrare in contatto con la natura.
Negli stessi anni, Ando è impegnato nella costruzione del Complesso residenziale Rokko I (1978-1983), grazie al quale vince il Japanese Cultural Design Prize e si fa conoscere a livello internazionale. Questo insediamento residenziale si trova lungo il fianco del monte Rokko, su un terreno scosceso e con vista sulla baia di Osaka. Il progetto è strutturato su una griglia quadrata, in cemento armato, che delimita gli spazi di ogni abitazione. Crea un intero sistema di terrazze, spazi pubblici e privati, dove la vegetazione ancora una volta gioca un ruolo fondamentale. Ando ha continuato ad ampliare per oltre trent’anni questo complesso e oggi ricopre quasi interamente il fianco dell’altura. Per lo stesso luogo, inoltre, disegna la Cappella dei Venti (1986) a cui fanno seguito la Cappella sull'acqua realizzata a Hokkaido (1988) e la Chiesa della Luce di Osaka (1989). Quest'ultima è indubbiamente una delle opere più famose e riconosciute dell’architetto giapponese. L’edificio si conforma in una grande scatola di cemento a cui vengono recisi i muri per creare un rapporto con l'esterno mediante l'uso della luce naturale. Il rapporto tra uomo e natura viene simboleggiato mediante il simbolo della croce che si proietta sul pavimento della chiesa nelle varie ore solari. La Cappella sull’acqua, invece, è delimitata da un muro a L in cemento armato che la circonda e che indirizza la vista sul lago artificiale al cui centro si trova una grande croce. Per accedere alla cappella si passa dal retro e si può sentire il rumore dell'acqua, senza però vederla, fino a che non si accede alla sala principale.
Il rapporto con l’acqua è la chiave di lettura di molti altri progetti di Tadao Ando, tra cui il Tempio dell’Acqua (1991), a Higashiura, a nord dell'isola di Awaji. Questo tempio buddista è sotterraneo, collocato su una collina in mezzo alle risaie. Si vede solo una bellissima piscina piena di piante di fiori di loto, ma se si scende la scala in mezzo all'acqua, si trova una serie di muri di cemento armato disposti a cerchio e colorati del tipico rosso legato a questa religione. L'acqua è stata usata sicuramente con significati sacri e di purificazione, ma anche in omaggio al fatto che per Awaji si tratta di un elemento fondamentale.
Quest'idea del tunnel e del sotterraneo, Ando la riutilizza anche recentemente per un altro edificio religioso molto scenico: Hill of the Buddha (2015) a Sapporo, in Giappone. L'architetto doveva valorizzare la figura sacra del Buddha in forma di statua (alta 13 metri e mezzo e pesante circa 1500 tonnellate), che era rimasta solitaria per 15 anni nel cimitero Makomanai Takino. Tadao Ando ha quindi nascosto l'enorme statua di pietra all'interno di una collina ricoperta di piante di lavanda e vi ha creato un accesso sotterraneo di circa 40 metri, volutamente buio fino alla stanza circolare in cui si può ammirare la statua, illuminata dalla luce solare.
Tadao Ando ha lavorato anche in Italia, già negli anni Novanta progetta il Centro Ricerche sulla comunicazione Benetton denominato “Fabrica” (1992-2000), costruito a Treviso intorno a una villa palladiana del XVI secolo che diventa il fulcro di tutto il nuovo insediamento. Anche qui l'edificio viene interrato per non turbare il bucolico ambiente in cui è inserito, creando una perfetta armonia tra cemento, vetro e la campagna circostante.
Poco tempo dopo, invece, si sposta su Milano per una commissione da Giorgio Armani: il Teatro Armani (2001). Ando è incaricato di creare all'interno di un ex stabilimento Nestlé un nuovo spazio che possa rivalutare la costruzione, rendendo di nuovo fruibile la struttura, sceglie quindi di realizzare un teatro da utilizzare per la moda e il design, uno showroom e degli uffici. Il teatro ha 682 posti a sedere, pronti ad accogliere gli ospiti per sfilate ed eventi e componibili in base alle necessità del momento. Le linee essenziali e il rigore monumentale degli elementi posti dall'architetto sono riconoscibili in ogni spazio, come anche il legame con l'acqua e i suoi riflessi cangianti: accanto al teatro si trova infatti una piscina di 250 mq.
Queste sono solo alcune delle sue opere più importanti, ma in cinquant'anni di carriera non basterebbe un semplice articolo per onorarlo. Le sue architetture poetiche e legate alla natura sono per noi ispirazione ogni giorno. Quando ne abbiamo occasione non perdiamo la possibilità di visitarle per scoprire qualche nuovo dettaglio.
E tu? Già conoscevi qualcuno di questi luoghi architettonici?