Diciottesimo capitolo di una guida per architetti e designers che non vogliono perdere l'occasione di visitare le migliori architetture nel mondo.
Dopo l'articolo di settimana scorsa, abbiamo deciso di procedere direttamente con un terzo ArchiTravel emiliano, stavolta a Bologna! Dopo Reggio Emilia e l'Emilia Romagna in generale, non potevamo che soffermarci meglio su una delle sue province più famose.
In questo itinerario non ci allontaneremo molto dal centro storico, dando modo a tutti di muoversi anche solo con i mezzi e non necessariamente per lunghe tratte su strada come in nostri altri ArchiTravel. Ci teniamo a consigliare, però, una tappa a Riola, più precisamente a vedere la Chiesa di Santa Maria Assunta progettata e realizzata da Alvar Aalto, di cui avevamo già a lungo parlato nell'articolo dedicatogli. E già che sei lì, non perderti la Rocchetta Mattei!

Bene, ora possiamo procedere con tutte le tappe di questo splendido itinerario architettonico che sicuramente non vi lascerà delusi.
@oscar ferrari fotografie di architettura
Prima visita la dedichiamo ad un negozio storico che ancora oggi è integro nella sua forma originaria: siamo in via Rizzoli, al civico 7 e c'è questo negozio di abbigliamento per l'infanzia, ex Negozio Corradi, che in una storica e minuscola guardiola del palazzo De Angeli riesce ad essere una vetrina funzionale. È un mirabile esempio di composizione architettonica armonica, che riesce a condensare tutti gli elementi necessari, dalla vetrina allo spazio di stoccaggio, in modo sorprendente. Merita certamente una visita!
Procedendo a piedi lungo via Rizzoli, raggiungiamo la Piazza del Nettuno ed entriamo nell'enorme complesso di Palazzo d'Accursio, sede del Comune, dove ci interessa in particolar modo la Biblioteca Salaborsa. Ristrutturata e inaugurata nel 2001 con lo scopo di diventare polo per l'aggregazione culturale, è stata storicamente giardino e cisterna, costruita solo nell'Ottocento in stile liberty per diventare sede della Borsa di Bologna e poi venne trasformata in varie altre occasioni: fu a cura dell'istituto bancario che, nel 1924 e su progetto dell'ingegnere Francesco Tassoni, vennero iniziati i lavori di costruzione di due ballatoi superiori attorno alla piazza coperta e la nuova Sala Borsa venne inaugurata il 17 luglio 1926. Il nuovo assetto comprendeva anche le due attuali sale sotterranee, decorate con stucchi e pitture in stile liberty e con soffitto a cassettoni, tradizionalmente attribuite all'architetto bolognese Edoardo Collamarini. L'ex cisterna venne invece trasformata in caveau della banca. Oggi sono sale destinate alla cultura, agli eventi e alla biblioteca comunale.
Continuiamo lungo via Rizzoli per poi girare in via Marconi, dove ai civici 5-9 e per 8 piani fuori terra troviamo il Palazzo ex sede ACI. Progettato e realizzato dall'architetto Francesco Santini negli anni Cinquanta, si sviluppa sopra ad un porticato destinato a negozi e si restringe con gli ultimi piani, dando possibilità di creare delle terrazze. La facciata è con mattoni a vista, cornici di cemento e rivestimenti ceramici verdi, ma la particolarità sono le piccole logge vetrate che aggettano sulla strada, tutte con misure differenti.
Non molto distante, troviamo la Galleria Lercaro: edificio anch'esso degli anni Cinquanta, ma fortemente danneggiato dai bombardamenti del centro storico di Bologna e quindi riportato in vita grazie ad un enorme intervento architettonico. Il complesso è composto da sei piani fuori terra più un settimo piano interrato e ospita un centro di formazione e ricerca oltre alla Collezione d'Arte Moderna della Raccolta Lercaro. Per il museo è stato pensato un percorso su due livelli, articolato tra il piano terra e quello interrato, distribuito intorno ad un giardino interno ottenuto per scavo del cortile esistente. Tale operazione ha consentito di aprire grandi vetrate nelle ex cantine, ora ambienti che accolgono la collezione permanente in spazi permeati dalla luce naturale. Come collegamento tra i due livelli è stata costruita una sala a doppia altezza che, unitamente ad un secondo volume interrato che chiude la circolarità del percorso, rappresenta il costruito ex-novo. AI piano primo la copertura della sala più grande diventa terrazzo, luogo per sculture all'aperto e affaccio per gli ambienti che ospitano le sale della Fondazione Lercaro.
Ultima tappa all'interno del centro storico di Bologna è l'ex Centrale dei Telefoni di Stato, oggi sede del Dipartimento di Scienze Aziendali dell'Università di Bologna. Progettata dal noto architetto bolognese Enzo Zacchiroli e realizzata tra il 1968 e il 1974, si articola su quattro piani con varie funzioni, ma è nella facciata esterna che vediamo tutta la particolarità di quest'opera. Il percorso di sicurezza che corre intorno all'edificio diventa, grazie all'uso del corten, un motivo architettonico geometrico che scandisce lo spazio attraverso montanti e traversi, portando fino al lato sinistro della facciata, dove possiamo ammirare la splendida scala elicoidale. Anch'essa è ingabbiata in questa struttura metallica e lascia intravedere appena la struttura portante in calcestruzzo.
In via Matteotti 31 usciamo un po' dagli schemi architettonici storici e rigidi del centro, con un edifico molto particolare ed eccentrico, destinato al residenziale, ma anche al commerciale e al terziario. L'idea alla base del progetto è di creare un nuovo involucro contemporaneo, efficiente energeticamente, ma connesso con l'edificio storico e al quartiere grazie alla realizzazione di molti spazi ad uso comune. L'edificio esistente, sorto nei primi anni Quaranta, è composto da due corpi di fabbrica strutturalmente autonomi: un corpo alto, di cinque piani su via Matteotti, rivestito sul fronte in lastre di travertino; ed un secondo corpo, piano terra e ammezzato, che ricopre tutta l'area retrostante del lotto. L'intervento di ristrutturazione ha dato vita ad una nuova sagoma per i corpi esistenti e ha realizzato un ampliamento del lotto. Si sono ottenuti al piano terra e ammezzato di tutto il complesso spazi commerciali e a destinazione terziaria, con l'inserimento di un sistema di piazze aperte e coperte su tre livelli che fungono da centro distributivo e attrattivo per tutto l'edificio. Queste risultano coperte in parte dal nuovo volume mediante pilotis che sollevano l'edificio. L'emergere di questo nuovo corpo di fabbrica è enfatizzato dalla sistemazione a verde della copertura dei piani commerciali terziari con la funzione di giardino pensile comune.
Per l'edificio esistente ristrutturato è prevista l'introduzione di una pelle tipo "brise soleil" ottenuta da pannelli orientabili che svolge una duplice funzione: uniforma i fronti esistenti soggetti alla ristrutturazione e, soprattutto, crea uno schermo all'insolazione dei raggi diretti sui fronti orientati ad est e sud, rendendo nel contempo più riservati e godibili i terrazzi continui di nuova realizzazione su tutto il fronte interno. Sulle coperture piane sono stati posati pannelli sia fotovoltaici sia solari termici.
Ci spostiamo di poco, girando attorno al centro di Bologna, per visitare la Sede della Guardia di Finanza per l'Emilia Romagna: cinque piani di edificio che richiamano molto l'estetica architettonica di Aldo Rossi e dei razionalisti, grazie specialmente all'uso dei mattoni a vista e della facciata di pieni e vuoti molto geometrici.
Dopo una breve sosta alla tappa precedente, ci muoviamo stavolta un po' più lontano per raggiungere la Chiesa di Sant'Eugenio, ai piedi delle colline a sud, lungo la valle del torrente Ravone. Prendendo ispirazione dall'andamento del terreno, questa chiesa si compone di volumi digradanti caratterizzati da pareti con inserti murari lamellari, finestre rettangolari e a fascio che aumentano l'impressione di frammentarietà della struttura. Con un esterno così particolare ci si aspetta solitamente un interno eccentrico, ma, invece, l'aula liturgica è interamente finita di bianco, priva di decorazioni e a pianta quadrangolare.
@visionnaire home
Nelle vicinanze c'è il Parco di Villa Ghigi in cui puoi rilassarti camminando nel verde o riposandoti nel prato, ma è proprio all'interno di questo parco che troviamo la nostra prossima tappa: il complesso delle Case nel Parco di Villa Ghigi, un lavoro intimo e speciale dell'architetto Enzo Zacchiroli, di cui abbiamo già parlato prima. C’è un omaggio ai progetti di Frank Lloyd Wright e Alvar Aalto in queste ville, una concezione moderna dell’architettura dall’eco quasi brutalista, che mette in dialogo mattoni e cemento di volumi lineari con il parco e i dolci declivi delle colline bolognesi. Le ville sono concepite in modo tale che, da ogni prospettiva di osservazione, la geometria e il costruito dialoghino armoniosamente con la foresta circostante. Non avremo purtroppo la possibilità di vederle dall'interno, ma se dell'esterno sembrano case molto chiuse e introspettive, la realtà è che grazie alle grandi finestre a nastro, all'interno c'è un grande dialogo con la natura esterna. Un progetto speciale che ci dà ispirazione.
La nostra decima tappa è un'altra chiesa della serie costruita a partire dalla metà degli anni Cinquanta, per volere del cardinale Lercaro, a seguito dell'urbanizzazione intensa delle periferie e della conseguente necessità di creare nuove parrocchie, come quella di Sant'Eugenio: la Chiesa di San Silverio. Sorge su via Murri, sul primo declivio della collina bolognese, in un quartiere residenziale. La struttura è di forma organica e intonacata di bianco, con pareti e coperture curve e campanile estruso. L'interno presenta una grande aula sormontata da una copertura a tenda con una cappella laterale.
Nel quartiere di San Donato, più vicino al centro, andiamo a visitare Filonido, il nuovo nido d'infanzia per i bambini delle famiglie dei dipendenti regionali e delle aziende del polo fieristico, oltre che per i bambini dei cittadini residenti. Il nido, la cui progettazione e costruzione è stata possibile grazie a una partnership tra enti pubblici e privati, ha l'obiettivo di offrire ai bambini serenità e benessere psico-fisico attraverso la condivisione di spazi salubri. Costruito completamente in legno, con materiali naturali e certificati, anche nel loro ciclo di produzione, Filonido è strutturato in quattro sezioni e accoglie fino a 69 bambini di età compresa tra i 3 e i 36 mesi. Dotato di impianto solare e fotovoltaico, rispettivamente dimensionati per l'autosufficienza del fabbisogno di acqua calda sanitaria ed elettrico e di un sistema geotermico per il pre-raffrescamento dell'aria. Verso sud si affaccia una grande galleria vetrata, dove si concentrano le aule e gli spazi per le attività principali, stabilendo dunque un rapporto diretto con il giardino, che vuole essere una sorta di laboratorio delle esperienze. Attenzione è stata posta anche agli elementi di arredo mobile, studiati con finalità educative, quali oggetti multiuso da parte dei bambini.
Ultimo luogo di culto importante da visitare per la sua forma particolare è la parrocchia di Santa Rita, un complesso polifunzionale ospitante il cinema-teatro Tivoli, un campo sportivo ed ampie sale parrocchiali, un tempo adibite a scuola. Sorta negli anni Cinquanta in connessione con il monastero delle monache agostiniane, ma il cantiere si è poi protratto sino alla fine degli anni Ottanta, la struttura è in cemento armato a vista, elevata sul poggio artificiale sotto cui si sviluppano i tanti locali. Il disegno è articolato, con la sovrapposizione di un volume a croce greca su una base ottagonale.
Ci allontaniamo dal centro storico di Bologna per le ultime due tappe, di cui una è la Villa Serena in via Jussi 33 che possiamo vedere brevemente, ma è importante per le sue forme semplici ed essenziali, di colore bianco, all'interno del verde per creare una connessione tra interno ed esterno e aiutando lo stato d'animo dei pazienti anziani del centro sociale. Progetto selezionato anche nell’”Atlante istantaneo dell’Architettura italiana” della rivista DOMUS n° 929, segnalato in “Selezione Architettura Emilia Romagna 2010” a cura di IBC - Istituto Beni Culturali dell’Emilia Romagna.
Infine, raggiungiamo il paese di Budrio per vedere le ex Torri dell'Acqua, intervento di recupero e restauro per la realizzazione di un edificio polifunzionale. Il progetto trova i suoi elementi fondativi nella memoria, nei caratteri idraulici dei condotti, delle vasche e dei tubi, un viaggio inaspettato nelle macchine dell'acqua, dove anche i rumori urbani si compongono e s'infrangono nelle nuove strutture di cemento e ferro in continuo movimento tra le attività collettive, le sale conferenze, le proiezioni, le esposizioni, e i luoghi di sosta come la caffetteria e le terrazze sulla città. Questa sequenza di spazi verticali e orizzontali, chiusi aperti coinvolgono il visitatore nella ricerca della luce naturale che penetra da tagli orizzontali ma anche attraverso la "danza" di paratie mobili in acciaio corten al piano terra. La chiarezza compositiva dell'impianto architettonico è coerentemente articolato dai materiali di costruzione: il mattone per la memoria, il cemento per la struttura, il ferro per la macchina e il vetro per l'acqua.
Siamo già a diciotto capitoli di questa rubrica dedicata ai viaggi di architettura! Ti sei perso/a i precedenti? Li trovi tutti qui: Reggio Emilia e dintorni, Emilia Romagna, Sud della Francia, Luigi Caccia Dominioni a Milano, Lussemburgo, Bruxelles, Torino, Le cantine del Piemonte, Ginevra, Vico Magistretti a Milano, Firenze, Toscana, Gio Ponti a Milano, Vicenza, Como, Studio BBPR a Milano e Barcellona.