Ndesign x l’ecologia: scopriamo cosa inquina la nostra casa e come intervenire (parte 4).
Siamo arrivati alla conclusione di questo ciclo di articoli dedicati all’inquinamento indoor e a fare quanta più informazione su ciò che non garantisce un’aria salubre nelle nostre case. Ti sei perso i precedenti appuntamenti? Li trovi tutti qui:
Oggi ci concentriamo sui campi elettromagnetici che sono ancora un po’ troppo sottovalutati, sai di cosa si tratta? Parliamo della propagazione di onde elettromagnetiche come impianti radio e per la telefonia mobile, ma non solo! Derivano da elettrodotti per il trasporto e la trasformazione dell’energia elettrica, da apparati per applicazioni biomedicali, da impianti industriali e, nel piccolo, anche da tutti gli elettrodomestici.
Il fenomeno è definito “inquinamento elettromagnetico” perché si generano dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici artificiali che non sono attribuibili al fondo terrestre o ad eventi naturali (come i fulmini), ma anzi, e soprattutto, vanno a modificare o ad abbattere i valori di intensità dei campi magnetici naturali, i quali sono tendenzialmente positivi per noi. La mancanza o le anomale variazioni di campi elettromagnetici portano a stati di indebolimento generale: le persone, infatti, devono utilizzare una grande energia per la gestione dell’attività delle loro cellule, ma se si vivesse all’aperto, questa energia sarebbe fornita dalla natura. Ma da cosa è causata questa mancanza? Di solito le abitazioni costruite con strutture metalliche a gabbia (tipo cemento armato) non ricevono all’interno gli effetti benefici dei campi elettrici atmosferici, come studiato dal chimico e fisico inglese Michael Faraday nell’Ottocento, da cui deriva il nome Gabbia di Faraday.
Non tutte le onde elettromagnetiche naturali sono salubri, però, esistono infatti le correnti telluriche legate ai corsi d’acqua sotterranei e alle crepe geologiche che emettono radiazioni terresti con effetti negativi. Negli anni ’80, Ernst Hartmann definì un reticolo delle correnti telluriche che avvolgono tutta la terra e disegnano una sorta di griglia invisibile: secondo la sua teoria, nei punti di incrocio, detto nodo H, l’irraggiamento tellurico sprigiona tutte le sue energie, divenendo un punto di sollecitazione per l’organismo degli esseri viventi. Come individuare queste zone patogene? Una volta ci si affidava alla sensibilità dell’uomo o degli animali per trovare le zone adatte alla costruzione, ma oggi, in un ambiente altamente urbanizzato e reso artificiale, la ricettività dell’uomo è fortemente diminuita e bisogna quindi affidarsi a macchinari appositi, come i geomagnetometri o galvanometri. I cani, al contrario, evitano accuratamente le zone perturbate e anche gli uccelli non faranno mai nidi sopra questi punti, mentre i gatti sono attratti dalle vibrazioni telluriche o dalle tensioni sopra la tv. Anche le piante sono molto sensibili alle geopatologie e mostrano difficoltà di attecchimento e di crescita, oltre a malattie parassitarie. Cosa accade, però, all’uomo? Lunghi periodi trascorsi nelle zone sollecitate possono dare origine a disturbi più o meno gravi, ci sono studi su “case maledette” che hanno osservato il susseguirsi di casi di cancro sulle persone che le abitano. E come si può intervenire? Prima di tutto, controlla il tuo riposo: se non dormi sereno o cambi spesso posizione nel letto, prova a spostare la posizione del letto, non utilizzare letti di metallo, intreccia fili di rame a stuoie e al materasso o utilizza materiali schermanti a terra come il legno, il sughero e il bamboo.
Ora che abbiamo presentato le fonti di campi elettromagnetici naturali, passiamo a quelle che stanno aumentando il problema a dismisura, ovvero quelle create dall’uomo. A differenza dello smog, l’inquinamento elettromagnetico non segnala la sua presenza, ma incide in maniera invasiva sulla concentrazione, sul sonno e, spesso, provoca anche alterazioni della frequenza del polso e/o a livello sanguigno. I campi elettromagnetici si propagano sotto forma di onde, per le quali viene definito un parametro, ovvero la frequenza, la quale indica il numero di oscillazioni che l’onda compie in un secondo. L’unità di misura usata è l’Hertz: 1 Hz equivale ad una oscillazione al secondo. Sulla base della frequenza viene effettuata una distinzione tra bassa (0 kHz – 10 kHz) e alta (10 kHz – 300 Ghz), quest’ultima è quella generata dagli impianti radio-tv e di telefonia mobile. Per misurare l’intensità di un campo elettrico, si utilizza invece il volt al metro (V/m) e questa è solitamente massima vicino a una carica, o a un conduttore carico, e diminuisce rapidamente allontanandosi. Un campo elettrico può essere presente anche se un apparecchio è spento!
Al contrario, l’intensità di un campo magnetico si misura in ampere al metro (A/m), deriva dalla corrente elettrica e quindi esiste solo se l’apparecchio è acceso, ma non può essere schermato dalla maggior parte dei materiali.
Ci stiamo forse un po’ perdendo in spiegazioni tecniche, ma era importante fare questa premessa per spiegare come in Italia si cerca di tutelarci da questo tipo di inquinamento, nonostante se ne sappia ben poco. Nel nostro Paese, infatti, il limite di esposizione previsto del DPCM 199/2003 per i campi ad alta frequenza è compreso fra 20 V/m e 60 V/m a seconda della frequenza stessa, ma il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità sono invece prefissati a soli 6 V/m, valore molto più basso di quelli previsti da altri Paesi europei. Inoltre, ad ulteriore garanzia dei cittadini, l’Agenzia Regionale Protezione Ambiente (ARPA) coordina campagne di misura dell’inquinamento elettromagnetico a campione in diverse località italiane o su richiesta delle autorità locali o della popolazione. E fino a qui, tutto bene! Ma cosa succede all’interno delle nostre case?
Qui le radiazioni arrivano da tutti quegli strumenti, grandi e piccoli, che lo sviluppo industriale ha prodotto: televisori, videoregistratori, computer, cellulari, forni a microonde, antenne ricetrasmittenti sui tetti, rasoi, phon per capelli, radio, lavatrici, frigoriferi, aspirapolvere, lampade di vario genere, stampanti e tanto altro ancora. Ci si rende ora conto di che esercito di campi elettromagnetici creiamo ogni giorno nel luogo dove viviamo e dormiamo? Come possiamo tutelarci?
Speriamo che questi consigli ti garantiscano un buon riposo e che ti permettano di avere una casa con il minore inquinamento indoor possibile. Il nostro consiglio principale, come sempre, è quello di trovare il tempo per una passeggiata nel verde ogniqualvolta tu ne senta il bisogno.
Questa rubrica si conclude con oggi, ma ci auguriamo con tutto il cuore che le informazioni che ti abbiamo dato non vengano cancellate in fretta, ma che ti facciano riflettere e, magari, ti portino a parlarne quanto più possibile con chi ti sta attorno. Se tutti facessimo nel nostro piccolo una buona azione per il pianeta e per noi stessi, si scatenerà l’effetto farfalla e non potrà che andare sempre meglio.
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